La soluzione la trovarono gli anglo-americani: la RIV doveva essere bombardata.
Gli allarmi aerei si intensificarono, subito i villaresi non ne furono troppo sconvolti, in fondo suonava l'allarme, ma poi non succedeva nulla.
Sia la popolazione che i bambini della scuola elementare e della scuola materna fecero innumerevoli prove per l'utilizzo dei rifugi. Si simulava un bombardamento: suonava l'allarme e tutti correvano ai rifugi. I dipendenti RIV abbandonavano i loro posti di lavoro, venivano spenti i macchinari e ci si dirigeva rapidi verso la collina. Ogni reparto, ogni operaio aveva un corridoio e un posto ben preciso dove andarsi a sedere e il tutto doveva avvenire nel massimo dell'ordine e della rapidità.
Alcuni testimoni hanno raccontato la loro esperienza di bambini: il senatore Agnelli aveva dato delle disposizioni precise: quando si usciva dalla scuola, gli alunni dovevano recarsi all'attuale ambulatorio ASL, perché, in caso di bombardamento sarebbero stati molto vicini ai rifugi (li separava solo una scalinata). Inoltre i bambini della 4° e della 5° elementare, dunque quelli più grandi, in caso di bombardamento dovevano prendere ognuno per mano un bimbo o una bimba della scuola materna e tenerseli accanto fino alla fine. Pare si facesse una prova di sfollamento alla settimana e si racconta di una figura di maestro piuttosto bizzarra che, al momento delle prove, accompagnava ai rifugi i suoi bambini indossando il casco, la maschera antigas e in mano teneva un'accetta...
Altri testimoni riferiscono che la popolazione non sembrava molto convinta della necessità di andare nei rifugi: si pensava che, tutto sommato, forse i bombardamenti non sarebbero stati così pericolosi. Questo perché la propaganda faceva vedere filmati che illustravano che cosa non avrebbero fatto i bombardamenti: non avrebbero colpito le opere d'arte e i caseggiati importanti ma non raccontava che cosa sarebbe successo veramente.
ALCUNI DATI
I VECCHI RIFUGI
Va detto che fino a quel momento, dall'inizio della guerra, Villar Perosa non aveva corso grossi pericoli. Tuttavia si pensò a come difendere la popolazione da un evento così devastante! In un primo momento si utilizzarono le trincee esistenti "a valle della cascina Agnelli", così dicono i documenti, e l'azienda ne fece scavare un'altra serie a fianco di quelle.
Erano ad altezza d'uomo e protette da una volta di tavole in legno ricoperte di terra. Una seconda serie identica alla precedente fu costruita fra gli ontani sulla riva destra del Chisone.Inoltre la RIV stessa aveva adibito a rifugio un locale sottostante alla cabina dei sorveglianti e il soffitto era stato puntellato con travi.La gente aveva cominciato a costruirsi ripari privati in cui rifugiarsi in caso di bombardamento.
Un testimone, per esempio, riferisce di un cunicolo sotto la via Nazionale in prossimità del bacino: "era largo 70-80 cm. e attraversava tutta la strada". In borgata si scavavano buchi e tunnel sotto i castagni nei boschi; si utilizzavano le gallerie delle miniere di grafite abbandonate, o semplicemente ci si rifugiava in cantina.