Miniere a cielo aperto
MINIERE A CIELO APERTO
Vicino alla miniera "Santa Barbara" si vedono dei resti di una miniera a cielo aperto.
Per portare su il minerale dalla cava costruivano una scala con due tronchi di alberi uniti da pioli e si arrivava fino a una profondità di 8 - 10 metri.
Il materiale estratto si trasportava con gerle, carrette, benne (grandi gerle).
In queste miniere lavoravano anche donne e bambini.
La miniera nel sottosulo
LA MINIERA NEL SOTTOSUOLO
La costruzione della miniera Prima di tutto era necessario costruire la galleria madre: si usava quasi esclusivamente il piccone, ma ogni tanto si faceva anche qualche mina. Quando si arrivava nel giacimento di grafite si adoperava solo il piccone e si cominciava a "coltivare" cioè a raccogliere la grafite.
A questo punto era necessario mettere binari con piccoli vagoni (Decauville).
I binari della galleria madre erano sempre leggermente in discesa per fare meno fatica nello spingere fuori i carrelli e nel far uscire l'eventuale acqua.
La galleria era illuminata da luci prima ad olio (anche di noci) che facevano fumo ed erano molto fastidiose e poi con le acetilene. Gli attrezzi principali usati erano: picconi, pale, corde, caschi di cartapesta.
Il lavoro dei minatori
IL LAVORO DEI MINATORI
All'inizio nelle miniere ci lavoravano, bambini, uomini e donne. In seguito ci lavorarono solo più gli uomini.
Alla Miandassa in genere i minatori erano 3 o 4, al massimo 15 e negli ultimi tempi solo 2.
Il sig. Damiano racconta che lavoravano per 8 ore al giorno, solo in inverno e con la neve raggiungere la miniera non era semplice.
I minatori arrivavano dalla borgata della Miandassa e da quelle vicine, altre persone delle borgate si occupavano del trasporto a valle. Nei primi decenni di questo secolo anche donne e bambini portavano la grafite al mulino detto "pista", che in italiano significa "schiacciare".
A valle, i mulini davano lavoro ad altra gente.
Nell'immagine in basso viene raffigurato il Mulino per "eccellenza" di Villar Perosa, qui veniva raffinato il talco, dove ci sono i vagoni, oggi è una fermata del bus.
Il trasporto
IL TRASPORTO
In tutto l'800 e parte del '900 la grafite veniva trasportata su slitte, a dorso di mulo, di asini e anche di mucche.
Dal 1940 con la costruzione della strada di Prà Martino il trasporto avvenne con carri trainati da muli o asini e poi dai motocarri.
Nei primi anni il trasporto era effettuato anche da donne e bambini.Cominciava a questo punto il trasporto fino alla borgata Miandassa, dove c'era l'ufficio in cui si pesavano i sacchi, li contavano, pagavano i minatori e i trasportatori (tanto al miriagrammo).
Prima di arrivare al mulino la grafite veniva ancora immagazzinata in borgata Cascinette, una borgata più in basso.
Sulla strada Nazionale di Villar Perosa c'era un mulino della grafite che veniva anche chiamato "mulino della terra nera" ed era di proprietà della ditta Baldracco.
Qui le macine trituravano la grafite e la riducevano in polvere. Le ditte che la compravano mandavano dei camion a caricarla e la portavano via.
La grafite
LA GRAFITE
Da tutte queste miniere, si estraeva la grafite, un materiale molto refrattario che veniva utilizzato per fare gli stampi nelle fonderie.
Il materiale estratto non era tanto ricco, era di tenore medio-basso, perché conteneva poco carbonio; era utilizzato soprattutto per produrre le mine delle matite, poichè non si sfoglia, a differenza della grafite ricca che a contatto con l'aria diventa polvere.