La RIV prima della guerra

LA RIV E VILLAR PEROSA NEGLI ANNI PRECEDENTI LO SCOPPIO DELLA GUERRA

Con l'avvio delle guerre coloniali da parte del fascismo, sin dal 1935, dalla Prefettura di Torino, su sollecitazione della Circolare del Ministero della Guerra era partita la richiesta ai Podestà dei vari Comuni di individuare i possibili obiettivi per i quali fosse necessario approntare piani di protezione antiaerea.

In tale Circolare si leggeva che "L'attuale situazione richiede che il Paese sia pronto ad affrontare qualsiasi eventualità in qualsiasi momento"

Il Prefetto di Villar Perosa rispondeva che il possibile obiettivo erano le Officine RIV e che il piano era predisposto dall'Officina stessa ("Vi provvede la Ditta"). La RIV infatti produceva cuscinetti a sfere e munizioni per la macchina bellica.
Già nella I Guerra Mondiale tale industria aveva messo a punto la prima pistola mitragliatrice "moderna" nata in Europa, la "Villar Perosa" appunto (fig. - La pistola mitragliatrice Villar Perosa", costruita nel 1915).
Al termine del conflitto su richiesta dell'Esercito Italiano l'officina di Villar Perosa fabbricò la pistola mitragliatrice OVP (Officine Villar Perosa)
Le norme successive che pervennero al Comune esaminavano nei dettagli i provvedimenti da prendere in materia di "Protezione Antiaerea"

Seguirono indicazioni precise su come ricevere e diffondere il segnale di allarme. (fig.- Documento tratto dall'Archivio Comunale di Villar Perosa) e sull'oscuramento che doveva durare dal tramonto all'alba. Negli anni di guerra, di notte, le strade erano pattugliate per controllare che nessuno accendesse delle luci o uscisse senza avere un permesso (lasciapassare).
Gli edifici particolarmente visibili dall'alto furono completamente tinteggiati (tetto e pareti) con colori scuri, probabilmente verde.

Gli anni del conflitto

GLI ANNI DEL CONFLITTO

Nel 1943 siamo in pieno conflitto mondiale, l'Italia è in guerra dal 1940 a fianco della Germania. In questo periodo le fabbriche di cuscinetti erano seconde, per importanza, solo alle industrie di aerei da caccia.
I dipendenti della RIV erano circa 4500, divisi in 4 turni di lavoro. In fabbrica si lavorava a ritmi estenuanti perché la richiesta di produzione era molto alta ma i salari erano decisamente insufficienti e, per questi motivi, nel marzo del '43 gli operai manifestarono con una serie di scioperi.
Villar contava all'epoca 2680 abitanti di cui una buona parte lavorava allo stabilimento e alloggiava nei due villaggi e nelle case operaie, costruiti attorno alla fabbrica. Villaggi e case operaie erano solo alcuni dei fabbricati che il fondatore dell'azienda Giovanni Agnelli, aveva fatto costruire per i suoi dipendenti, sposando l'ideologia paternalistica.

Villar Perosa dopo l'8 settembre

VILLAR PEROSA DOPO L'8 SETTEMBRE

Per Villar la situazione si aggravò dopo l'8 settembre '43 quando i Tedeschi da alleati diventarono il nemico da cacciare e la RIV, che fino ad allora aveva sfornato materiale bellico a tonnellate, divenne un bel problema per gli Alleati.

E' vero che partigiani e operai avevano già cominciato a sabotare la produzione e che anche l'atteggiamento di Agnelli nei confronti dei fascisti era cambiato nel momento stesso in cui aveva cominciato a profilarsi la sconfitta del regime, tuttavia la produzione restava sempre su livelli alti. Continuavano ad arrivare tonnellate di materie prime pregiate e a ripartivano carichi di prodotti finiti destinati alla macchina bellica. Per questo motivo la linea ferroviaria (il famoso "tranvai") era così preziosa e quando i partigiani iniziarono le azioni di sabotaggio, i tedeschi misero a guardia dei binari squadre di operai. Il reperimento dei nominativi non era sempre facile, né erano chiare le competenze tra azienda e Comune. (fig. - Documento tratto dall'Archivio Comunale di Villar Perosa).

I bombardamenti del novembre 1943

I BOMBARDAMENTI DEL NOVEMBRE 1943

Tutti si resero conto della gravità della situazione esattamente il 9 e il 10 novembre del 1943, le date dei primi due bombardamenti alleati. (fig. disegno di Tea)

Gli aerei anglo americani B-24, i "Liberator", di base in Algeria e con scali di rifornimento in Sardegna, scaricarono nei cieli di Villar bombe da 500 libbre l'una che caddero il primo giorno sulla montagna dell'Inverso (un testimone ricorda la distruzione della pineta di Prapunsun) e il 10 distrussero 4 case di Villar sulla Nazionale e uno spigolo della Riv. Il vero obiettivo era stato mancato malgrado i ricognitori americani, i famosi "Pippo", fossero passati e ripassati nei cieli di Villar per fotografare la zona e individuare, in questa nostra stretta valle, quella fabbrica che sembrava volersi nascondere.

Radio Londra emise un comunicato lapidario e significativo:
 "Nei bombardamenti effettuati sulle officine cuscinetti a sfere di Villar Perosa non si è raggiunto l'obiettivo, ma invieremo piloti più esperti."

A questo punto la popolazione si convinse che correre ai rifugi sarebbe stato d'ora in poi indispensabile.
Alcune famiglie decisero di trasferirsi nelle borgate, altre mandarono i figli nei paesi vicino a Villar Perosa, presso parenti o amici.

Il bombardamento del 4 gennaio 1944

IL BOMBARDAMENTO DEL 4 GENNAIO 1944

Il giorno fatidico: 3 gennaio 1944.
Tutte le testimonianze riferiscono: era un mattino sereno, pulito, splendeva il sole.
In fondo sembrava una giornata come tante.

Verso le 11,30 dagli osservatori militari giunse la comunicazione che erano in arrivo aerei alleati.

Scattò il preallarme, tutti i servizi di soccorso furono allertati, in attesa che suonasse l'allarme vero e proprio, questo in genere avveniva nel giro di pochi minuti.
Ma quel mattino tardava ad arrivare. Nelle officine c'era agitazione. Il vicedirettore, così riferisce un testimone, decise autonomamente e diede il via alla sirena, un attimo prima che arrivasse la segnalazione ufficiale.
Da quando suonava l'allarme a quando arrivavano gli aerei, passavano 10-15 minuti. Non c'era tempo da perdere. Dovevano essere momenti drammatici. Un fuggi fuggi generale a ...questi rifugi ma anche ai ripari di fortuna scavati in borgata, ai sotterranei, alle cantine e poi il silenzio, l'attesa.

Arrivarono gli aerei. Un testimone racconta: "Era un rumore....un rumore... unico...indimenticabile...Abbiamo guardato su (gli aerei),  sembravano tante cornacchie anche se erano chiare, lucenti, ma non ce n'era uno, ce n'erano tanti, tanti.... e andavano piano piano..
..se chiudo gli occhi mi sembra ancora di vederli..

Giunsero nei cieli di Villar Perosa 52 fortezze volanti B-17 (o "aquile di fuoco") scortate da 34 P-38.
Scaricano da un'altezza di 7000 metri 312 bombe da mille libbre l'una per un totale di141,3 tonnellate di esplosivo.
Sessanta bombe colpirono la RIV . Un testimone racconta: "....Cadevano sulla fabbrica e vedevo andar su dei blocchi di cemento e poi il fumo, tanto fumo e se cadevano in Chisone andavano su le pietre..."

Nei rifugi era pieno di gente, c'era chi piangeva, chi pregava, chi se ne stava in silenzio. Nei giorni delle prove di evacuazione i bambini venivano fatti pregare o cantare, ma il tre gennaio era vacanza, le vacanze di Natale.
Qualcuno arrivò in ritardo nei rifugi, ad esempio Carpignano che era il capo squadra degli elettricisti .
Aveva l'incarico di spegnere i motori dei macchinari quando suonava l'allarme e in quell'occasione rischiò la vita e fu pure rimproverato dal suo capo.

Altri testimoni raccontano che quando suonò l'allarme non si preoccuparono più di tanto e scelsero di andare da "Cringiu" a bere qualcosa. Nel momento in cui videro arrivare gli aerei su S. Pietro, si unirono alla fiumana di gente che correva ai rifugi. Arrivati agli ingressi decisero di stare fuori per vedere cosa succedeva, ma non poterono metter in atto il loro proposito in quanto vennero letteralmente trasportati dentro dalla calca. La giovane età li rendeva ignari del pericolo che stavano correndo e perciò si misero a scherzare, ma per poco non vennero presi a botte dalle persone vicine, che di scherzare non avevano proprio voglia!

Gli animali erano terrorizzati dal bombardamento.

Cinque cavalli, liberati dai garzoni della cascina "Filatura" al segnale d'allarme, fuggirono come impazziti dalle stalle e se ne andarono via al galoppo, senza meta.
Il mezzadro li incontrò sulla strada che portava alla villa Agnelli cercò di fermarli, ad un certo punto alle sue spalle scoppiò una bomba che lo fece stramazzare al suolo. Morto di paura l'uomo lasciò perdere i cavalli e corse difilato ai rifugi.
Anche Steila, la mucca di Giovanni Damiano, di solito così compassata, era spaventata a morte e corse dietro a Giovanni che si trovava nei boschi sotto Pra Martino, dove era andato a fare "gias", Giovanni si ritrovò il muso di Steila sulla spalla mentre saliva verso la baita dove pensava di rifugiarsi .Arrivato alla casa, Giovanni si buttò dentro e Steila non ci pensò su due volte: entrò anche lei, spaccando il giogo che aveva sulle spalle.

La contraerea tedesca

LA CONTRAEREA TEDESCA

Sparava anche la contraerea tedesca. C'erano diversi cannoni nei prati prospicienti villa Agnelli, nei pressi del cimitero, nei prati davanti alla curva "Michellonet" (detta 'd "Macirunet"), alla Cascina Grossa, ai "Tupini", nei campi dietro il "Saretto" e su fino a Pinasca. (fig. La contraerea tedesca)
Con i tedeschi vi erano anche prigionieri russi, alcuni durante il bombardamento scapparono, approfittando della confusione, e si unirono ai partigiani.
Tra i soldati della contraerea vi furono parecchie vittime, una testimone ricorda un camion carico di tedeschi morti, ma il comando germanico non rese mai pubblico il numero delle persone uccise.

Dopo il bombardamento

DOPO IL BOMBARDAMENTO

Allorché si poté uscire dai rifugi, non tutti ci riuscirono subito, una delle porte di ingresso era stata parzialmente ostruita dall'esplosione di una bomba.
Fuori il sole non c'era più..Era buio, eppure era mezzogiorno. Il paese era scomparso sotto un polverone nero impressionante. Non si vedeva nulla. Anche l'odore era insopportabile: odore di polvere da sparo, di carburante bruciato.... prendeva allo stomaco ma soprattutto alla gola.

Le case che ancora erano in piedi avevano i tetti in parte senza tegole; se non si aveva avuto l'accortezza di spalancare le finestre prima di uscire, ci si ritrovava con tutti i vetri rotti. 
C'era ancora la paura sulla faccia della gente: le madri cercavano i propri figli, i mariti le proprie mogli. E alla paura si aggiungeva la rabbiaper la casa distrutta per il lavoro che non appariva più così sicuro.

Infatti la fabbrica non c'era più, 28.000 metri quadrati di stabilimento erano stati rasi al suolo con macchinari e impianti. Attorno all'officina erano state distrutte linee telefoniche e telegrafiche, l'acquedotto era danneggiato gravemente, strade e linee elettriche non esistevano più. (fig. Immagini della fabbrica distrutta)
Fu colpita anche la chiesa di S Aniceto, mentre quella di S Pietro rimase quasi intatta. Le nuove scuole (dove ora sorge l'oratorio) e il cinema - teatro furono completamente distrutti. (fig. Scuole di nuova costruzione bombardate)

Le abitazioni colpite furono 122, totalmente distrutte 21, parzialmente danneggiato il mulino in via Roma, la cabina e la centrale elettrica. Su villa Agnelli caddero tre bombe che distrussero la parte del bagno con venti vani e altri dieci furono seriamente danneggiati. (fig. Danni subiti dalla Villa Agnelli)
Lo spettacolo doveva essere a dir poco impressionante. Buche e voragini enormi, macerie dappertutto. Lo scambio binari, davanti alla farmacia era saltato; c'era una rotaia sollevata, era ancorata al terreno solo più da un lato e s'innalzava verso il cielo inarcandosi come una virgola, per 10, 12 metri, muto e grottesco monito alla capacità distruttiva dell'uomo.

I giorni successivi

I GIORNI SUCCESSIVI

Nei giorni successivi vi fu un pellegrinaggio di gente che veniva a constatare con i propri occhi la desolazione che segue ad un bombardamento aereo; venne in visita anche l'allora vescovo Monsignor Binaschi.
La RIV trasferì la produzione in varie località: Cimena, Miradolo, Orbassano; gli uffici furono collocati a Pinerolo nel Palazzo Vittone. A Villar squadre di operai iniziarono subito l'opera di ricostruzione: con una parte dei detriti portati via dallo stabilimento fu ad esempio ricoperto il canale che passava in Via Roma.

Un bombardamento senza vittime civili

UN BOMBARDAMENTO SENZA VITTIME CIVILI

Per fortuna non ci fu nessuna vittima tra la popolazione.

Anche "Ioge" si era salvato.

"Ioge" era un povero che viveva di elemosina, era originario di Porte e girava per i paesi della valle. Oggi sarebbe definito un barbone, uno spirito libero. Aveva un'età indefinita e un aspetto trasandato.
Era piccolino di statura e indossava giacche che gli facevano da cappotto, forse perchè gli erano state regalate, e camminava appoggiandosi a un bastone .
Circolava su di lui la battuta che quando si sedeva in un posto non doveva pensare a spostarsi: ci pensavano al suo posto tutti gli animaletti che aveva addosso.
Durante il bombardamento si stese dietro il monumento degli Alpini e si avvolse nei suoi stracci. Alla fine fu ritrovato lì, tutto coperto di terriccio e calcinacci ma miracolosamente illeso!

Qui a fianco un interpretazione di Ioge avvenuta nei rifugi Sig.ra Teresina

Si racconta invece di un signore (o signora?) malato di cuore, che morì poco dopo il bombardamento. La sua morte forse non era stata causata dal bombardamento, ma come faceva, anche un cuore sano, a non sentirsi scoppiare sotto quell'inferno!

Una testimone racconta di una giovane ragazza che si sedeva sempre accanto a lei nei rifugi e che aveva tanta, tanta paura...
Alcuni giorni dopo il bombardamento del 3 gennaio le vennero tutti i capelli bianchi e morì nel giro di poco tempo.

E, in ogni modo, un testimone afferma:
"Il bombardamento? Tremendo ! E' un ricordo che lascia il segno."

Bibliografia

BIBLIOGRAFIA

  • A. Trabucco, "Resistenza in val Chisone e nel Pinerolesi", Arti Grafiche, Pinerolo, 1984
  • R. Prinzio, "Impresa e comunità locale, il caso della RIV a Villar Perosa" tesi di laurea
  • Don Carlo Gay "Relazione sui principali avvenimenti dal 1940 al 1945" Diario parrocchiale
  • C Ferrero, testimonianza tratta dalla Beidana (rivista locale) 1985
  • Y Cadiou, A. Richard  "Armi da fuoco" Arnoldo Mondatori, Verona, 1976
  • Pier Cesare Morero "Villar Perosa 3 gennaio '44: una pioggia di fuoco" Articolo per "Eco Mese" Gennaio 1995
  • Diario steso nel periodo bellico da Don Carlo Gay parroco di Villar Perosa
  • Diario steso dal partigiano Gino Rostan

Documenti dall'archivio Comunale di Villar Perosa

  • Norme di protezione antiaerea 20 settembre 1935, Faldo ?†r?ne 332, Categoria XIII, Classe 2
     Servizi militari e affari dipendenti della guerra.
  • Norme di protezione antiaerea 31 ottobre 1939, Faldone 332, Categoria XIII, Classe 2
    Servizi militari e affari dipendenti della guerra.
  • Norme segnalazione allarme aereo del 6 novembre 1935, Faldone 332, Categoria XIII
    Classe 2, Servizi militari e affari dipendenti della guerra.
  • Entità danni subiti dal Comune di Villar Perosa per bombardamento aereo ed altri eventi guerra del 27 settembre 1945, Faldone 332/9, Categoria X, Classe 9, Opere e lavori pubblici.
  • Appalti di lavori effettuati negli anni di guerra e in quelli immediatamente successivi
    Faldone 332/9, Categoria X, Classe 9, Opere e lavori pubblici.

Interviste a:

  • Ferdinando Michellonet
  • Mario Bella, Edera Bidese, Giovanni Damiano, Mario Falco Pietro Freiria, Renzo Forchino,
  • Giorgio Pascal, Guido Pollioti, Luciano Ribetto, Mario Rostagno, Cornelio Siccardi, Ferdinando Vallletti

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